mercoledì 15 luglio 2009

Le maschere











LA MASCHERA

Io non ti prego, o vuoto cranio umano,

che il gran nodo mi voglia distrigar.

Follie d ’Amleto! Io sto co ’l Lenau: è vano

de la vita la Morte interrogar.

A che avventarti questa malacia

che in van mi rode, in stolidi perché?

Non vo ’ sapere a qual mai uom tu sia

appartenuto - ora, appartieni a me.

Tu nulla forse m ’avresti insegnato

quando un cervel chiudevi ed un pensier;

ora m ’insegni a ridere del fato,

e a vivere la vita - unico ver.

Vogliam noi oggi, amico teschio, un poco

rifarci de le noje aspre del dí?

Io ho pensato di prenderci gioco...

Amico teschio, indovina di chi?

De la luna, di lei... Non ti se ’ accorto

ch ’ella ti fa da un pezzo l ’occhiolin?

Anch ’ella è morta, come tu sei morto,

e vi potreste intendere un pochin.

Quando sorge dai monti e le gioconde

acque del Reno incande e le città,

co ’l primo raggio suo ti circonfonde,

da la finestra, e a contemplarti sta.

Vogliamo la comedia de la vita

rappresentar stasera tutti e tre?

Io tu e la Luna (sarà presto uscita);

la miglior parte la riserbo a te.

Ho comprato una maschera di cera,

che un volto finge di donna gentil,

una parrucca che par chioma vera,

e velo nero d ’ordito sottil.

Vedrai bel gioco! Scambio de la Luna,

temo di te non m ’abbia a innamorar...

Tu sembrerai un ’andalusa bruna

a le carezze del raggio lunar.

E allora dal mio tavolin vicino

un bel canto d ’amore io comporrò;

e quindi a te, facendo un grave inchino,

al lume de la Luna il leggerò.

Tu certamente non me ’l loderai,

e allora io ti dirò con molto ardor:

“Bella fanciulla, che lode non dài,

lodi io non voglio, ma voglio il tuo cor”

Né sí, né no. Ma in questo caso, è noto,

val sí il tacere; ed io cadrò al tuo piè,

e ti dirò... Tu ridi, o teschio vuoto

che sciocca vita! io rido al par di te.

Bonn am Rhein, 1890.

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